[D.Gray-Man] Reasonable in Madness, Yaoi- R18

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Yuki_
view post Posted on 15/6/2012, 20:15




Titolo: Reasonable in Madness
Fandom: D.Gray-Man
Tipologia: one-shot appartenente a questa raccolta
Personaggi: Lavi, Yuu Kanda, altri
Rating: R18 - rosso
Genere: angst, introspettivo, nonsense, drammatico
Avvertimenti: AU, leggeri spoilers, yaoi, lemon, one-shot, warning!alcohol&pills
NdA: Inauguro con piacere questa sezione - perché sì, sono poliedrica, e scrivo pure 8D come se non avessi già abbastanza da fare. Anyway, questa storia partecipa:
- al contest "Lavi & Yuu - Lovers Forever" indetto da Yu_Kanda sul forum di EFP. Alle partecipanti è stato gentilmente concesso di pubblicare le storie già consegnate;
- al "LaviYuu Festival" del Black Order Forum, chiuso in via ufficiosa perché gli iscritti si sono dati alla macchia e l'interesse nella coppia è scemato. Per chi volesse più informazioni a riguardo, visitate il forum - e soprattutto scrivete, scrivete e scrivete perché l'8 Luglio è il LaviYuu Day, ed è dovere di chi ancora li shippa di contribuire al ritorno in auge del pairing!

Detto questo, è p0rn. Siete avvertiti.

P.S.: L'Obon è una festività giapponese (maggiori dettagli qui) // La canzone presente nel testo è "Still Life" degli Iron Maiden

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Reasonable in Madness




Take a look in the pool and what do you see?
In the dark depths, their faces beckoning me
Can't you see them, it's plain for all to see
They were there, oh I know you don't believe me

(Dai uno sguardo alla piscina. Cosa vedi?
Nelle oscure profondità, i loro volti mi stanno chiamando
Non riesci a vederli, è chiaro a tutti
Loro erano lì, oh, so che tu non mi credi)




Delicati steli violetti sono sparsi sul pavimento, lì dove Lavi ha pulito accuratamente perché se passasse Lenalee, da buona segretaria qual è, si lamenterebbe del disordine che regna sovrano nel suo studio e farebbe tanto di quel casino da convincerlo a riordinare con le buone o con le cattive. La lavanda l’ha messa lei, nell’ufficio.
Oltre la grande vetrata del suo studio, il cielo rimane denso di nebbia e pioggia, un paesaggio lugubre e spettrale che sembra non voler cambiare, a far da scenario a quello che è lo spettacolo della follia dell’essere umano.


Oh, I've never felt so strange
But I'm not going insane

(Oh, non mi sono mai sentito così strano
Ma non sto diventando pazzo)




E poco importa che Lavi Bookman sia un rinomato psicologo e che il suo più problematico cliente, Yuu Kanda, sia nientedimeno che il figlio del Primo Ministro giapponese: importa ancora meno che gli abbia volontariamente somministrato illegalmente una buona dose di morfina per calmare uno dei suoi attacchi isterici, prima di spingerlo contro il divanetto rosso sul quale tante, troppe volte ha desiderato prenderlo per quei suoi lunghissimi capelli di seta e fargli – o farsi fare – le cose più indecenti che si possano immaginare. Il dottor Bookman ha studiato la pazzia, ha letto interi libri sulla psicologia umana e sulle patologie che distruggono la mente pezzo per pezzo, sinapsi dopo sinapsi. Credeva di sapere tutto dell’essere umano, e di riuscire ad osservare con rassegnato distacco quelli che si lasciavano morire con le proprie mani – chi per gelosia, per solitudine, per egocentrismo: ne ha visti talmente tanti di casi in così pochi anni che potrebbe giudicare un paziente solo guardandolo negli occhi. Così si diceva Bookman.
Finché Walker, il suo collega, gli ha passato quell’informazione riguardo ai problemi del figlio del Ministro e lui ha preso la palla al balzo, insieme alla cifra stratosferica che Kanda Senior prometteva a chiunque fosse riuscito a curare quella che lui giudicava schizofrenia.
Ed infine Lavi lo aveva conosciuto, su quel piccolo divanetto, dove si trova anche adesso in attesa di una sua mossa. Era rimasto incantato dall’eleganza di Yuu Kanda, dalla sua compostezza e dai suoi modi scortesi che mal celavano una chiusura totale verso il mondo.
Ha in mente ogni sua parola, ogni volta in cui hanno parlato e lui gli ha detto di vedere i demoni, di avere una katana con la quale poteva farli a pezzi; gli ha detto di essere in cerca di una persona della quale non si ricorda e di essere un morto riportato in vita nel corpo di un bambino. Lavi ricorda tutte le cose che gli ha detto, ci ha visto dentro più convinzione e follia di quanta ne abbia mai vista in tutti i suoi pazienti – dagli improvvisi ghigni sadici ai sorrisi maliziosi che mostra in qualche occasione, alla sua mano che poco prima era scivolata sotto il suo camice ben stirato strappando quasi via la cintura grigia che teneva su i jeans.


I've no doubt that you think I'm off of my head
You don't say, but it's in your eyes instead
Hours I spend out just gazing into that pool
Something draws me there, I don't know what to do

(Non ho dubbi sul fatto che tu pensi io sia fuori di testa
Non lo dici, ma te lo si legge negli occhi
Le ore che passo semplicemente guardando in quella piscina
Qualcosa mi attira lì, ma non so cosa fare)




Lavi sa benissimo che è sbagliato, che è poco etico, che sta tradendo la fiducia del suo vecchio e dello stesso Yuu, proprio della persona che dovrebbe essere al sicuro con lui più che con il resto del mondo. Eppure la discussione sui nuovi psicofarmaci che avrebbe dovuto fargli assumere è andata a farsi benedire, le scatoline bianche un po’ ammaccate sono aperte e sparse per terra, così come qualche indumento lasciato sgraziatamente a pendere da un’ abat-jour o dal bracciolo di una poltrona.
Comodamente abbandonato sul divanetto, Lavi afferra la bottiglia di rum dalle mani sottili di Yuu seduto sul suo bacino e lo bacia con possessività, mordendogli un labbro fino a farlo sanguinare. L’altro si allunga appena all’indietro afferrando il blister degli ansiolitici e tirando fuori due pasticche, posandole sulla lingua prima di bere dalle labbra di Bookman e mescolare i farmaci al sapore pungente dell’alcol.


Oh, they drain my strength away
Oh, they're asking me to stay
Nightmares, spirits calling me
Nightmares, they won't leave me be

(Oh, mi tolgono le forze
Oh, mi stanno chiedendo di restare
Incubi, spiriti che mi chiamano
Incubi, non mi lasceranno vivere)




Ed è tutto sfocato, tutto talmente intriso di delirio che quando Lavi cerca di svestire Yuu nemmeno si accorge che lui è già quasi del tutto nudo, e che con le dita frenetiche gli sta graffiando la pelle bianchissima dei fianchi che gli vanno incontro e si allontanano per provocarlo – oh, Lavi non si sarebbe mai aspettato una tale libidine dallo stoico Yuu Kanda. Le mani che lo spingono via, gli insulti, i morsi per nulla eccitanti certo, ma non le sue gambe che gli si chiudono attorno al bacino, e l’erezione che dall’interno dei boxer preme contro la patta dei suoi jeans, sbottonati ma ancora troppo, troppo stretti.
Lo bacia con poco garbo Lavi, lo spinge contro la spalliera e dissemina chiazze viola ovunque la sua bocca arrivi a mordere, leccare, succhiare: la pelle di Yuu Kanda gli è sempre piaciuta. La osservava quando il riflesso delle vetrate la rendeva iridescente, e sembrava brillare per quanto rifletteva i raggi del sole. Come se lui stesso fosse fatto di luce – come se Yuu Kanda non esistesse.


All my life's blood is slowly draining away
And I feel that I'm weaker every day
Somehow I know I haven't long to go
Joining them at the bottom of the pool

(Tutta la mia energia vitale sta lentamente scivolando via
E sento di essere più strano giorno dopo giorno
In qualche modo so che non passerà molto
Prima che mi unisca a loro, sul fondo della piscina)




È una lanterna, una di quelle giapponesi che durante l’Obon vengono poste sulle barche di legno e lasciate navigare tra i deboli flutti, verso le anime dei morti. Lavi è la falena, un piccolo insetto attratto da quella fragile scintilla abbastanza intensa da bruciare.
Lavi era sicuro che si sarebbe bruciato sotto le mani di Yuu, che scivolavano dentro i suoi boxer fino ad afferrargli il sedere con impazienza – la stessa impazienza con la quale l’intimo gli venne strappato con forza, sostituito dalla lingua bollente di Lavi; sa di alcol il suo membro, di piacere e sesso, di una voglia che Lavi non sente da anni, perché il vecchio gli ha inculcato che “uno psicologo non ha bisogno di un cuore, ma solo di annotazioni”.
Tra le sue mani, Yuu è ancora più bello. I suoi capelli, le sue labbra, i suoi occhi sempre più scuri, tutto appartiene a Lavi. Sono suoi persino i gemiti che si fanno più acuti quando due dita violano timide il suo corpo, quasi per non sconsacrare la perfezione di quella bellezza. Anche il suo cuore gli appartiene, mentre galoppa impazzito oltre la soda parete di pelle, muscoli e tendini del suo petto. Adora leccarlo, osservare il suo viso contrarsi ogni volta che con i denti gli pizzica un capezzolo, pianissimo, solo per stuzzicarlo.
Non si stupisce più di tanto nel venire sbattuto sul pavimento – Yuu Kanda non è il tipo da lasciar vincere gli altri, oh no. A lui piace la supremazia, la rivalità, l’orgoglio che viene elogiato spudoratamente non fa per la sua persona. Preferisce essere schietto, e odia chiunque gli lecchi i piedi solo per avvicinarlo.
Ha il cervello vuoto Lavi, segno che i farmaci stanno facendo effetto – o forse è il rum? – e Yuu seduto sopra che lentamente si lascia penetrare dalla sua erezione appena scoperta dai boxer. Pensa che è stretto, che gli farà male, ma di fermarsi non se ne parla proprio.
Dev’essere la follia, si dice Lavi. Una spinta fa gemere Yuu, sottovoce, troppo orgoglioso per ammettere di star impazzendo come il ragazzo sotto di lui.
Yuu è pazzo, si ripete ancora il dottore. È un pazzo che ha quasi tentato di uccidere Walker quando l’ha incontrato per la prima volta in corridoio; crede di vedere i demoni, dei certi Noah e altre stranezze dettate dalla follia; passa dalla totale apatia al tenersi con i palmi sulle sue ginocchia, calandosi ad un ritmo che lo farà venire in un tempo troppo breve perché possa godere appieno dell’intensità del momento. Eppure, per quanto si senta delirante a avvolto dalla pazza euforia del momento, non riesce a pentirsi delle sue azioni – perché Yuu Kanda che fa l’amore con lui mentre sono entrambi imbottiti di alcool e farmaci fino all’osso e la ragione sembra quanto più lontana possibile, è la visione più deplorevolmente eccitante e paradisiaca sulla quale il suo singolo occhio verde si sia mai posato. Ringrazia per una volta di essere cieco dall’altro, sicuro che ad uno sguardo sdoppiato non sarebbe riuscito a cogliere in Yuu tutta quella sgraziata passione che invece adesso riesce ad afferrare saldamente con le proprie mani, allungandosi fino a mordergli le labbra sfuggenti e riempirlo ancora una volta, fino a non sentire più se il confine tra la sanità mentale e la follia l’hanno oltrepassato oppure no.


Now I feel they are so near
I begin to see them clear
Nightmares, coming all the time
Nightmares, will give me peace of mind

(Adesso sento che sono così vicini
Inizio a vederli chiaramente
Incubi, vengono in qualunque momento
Incubi, mi daranno la pace della mente)




Il raziocinio gli ricorda che, una volta terminato, Yuu si dimenticherà quello che è successo – come tutte le volte, del resto. Gli urlerà contro minacciando di ucciderlo e se ne andrà sbattendo la porta e vaneggiando di un certo Alma, con l’infermiere che lo riaccompagna nella sua stanza. Fino al successivo incontro: dove sarà la prossima volta? Ancora sul pavimento? O sulla scrivania, fra le prescrizioni mediche che il dottore usa per togliergli lo sperma dalla pancia? Magari contro la finestra di vetro, Lavi lo troverebbe incredibilmente eccitante.
O magari, non ci sarà affatto una prossima volta. Potrebbe finire tutto, ad ogni incontro. Questo Lavi lo sa, lo sa sia il Bookman dottore che Bookman il ragazzo, così volta dopo volta cerca di imprimere sé stesso nel corpo e nella mente di Yuu Kanda, sperando che nel vortice della follia identifichi in lui la propria guida, la propria fiamma – ardente e rossa, proprio come i capelli di Lavi che Yuu non smette di tirare mentre viene, sottovoce, accarezzato da dita morbide e tocchi precisi che lo portano all’orgasmo.
Lavi non guarda, non ha bisogno di guardare per sapere che tipo di sguardo ha Yuu Kanda: ha gli occhi di una persona che è stata tradita, violata, che ha perso qualunque tipo di fiducia in quelli che credeva amici.
E quando se ne va, raccattando i suoi vestiti e lasciandolo ancora insoddisfatto, non si volta a guardarlo per chiedergli se tornerà. È folle.
Lui sa che tornerà.



Quando si sveglia, la prima cosa che fa è guardarlo. Nonostante odi quel riflesso incondizionato gli viene naturale – e lo urta, gli da un fastidio inimmaginabile preoccuparsi tanto. Non è assolutamente da lui.
«Dovresti andare in camera tua, Kanda». Lenalee entra nella stanza, la piccola cartella clinica tra le braccia. «Riposati, adesso che ne hai l’occasione».
«’Ch. Non ne ho bisogno».
Lenalee sospira mestamente, la siringa con la morfina stretta tra le dita sottili. Inietta il liquido trasparente dritto nella flebo, lasciando che si mescoli alla soluzione salina. Goccia dopo goccia, scivola lungo il tubicino in minuscole stille che riverberano contro il sole di Agosto.
«L’illusione di Road ha danneggiato buona parte delle sue capacità mentali. Non sappiamo se-».
«Lo so».
Kanda non ha bisogno di spiegazioni, né delle scuse concitata di Lenalee. Sta semplicemente aspettando: perché non si decidono a lasciarlo tutti in pace, una buona volta? Solo il moyashi ha avuto l’ottima idea di stargli alla larga.
«Chiamami, se hai bisogno». La porta si richiude silenziosa, oltre le spalle della giovane Esorcista.
È folle, gli ricorda il suo subconscio. Riesce persino a sopportarlo quando è così silenzioso, profondamente addormentato, con i capelli rossi che gli coprono la fronte.
La pazzia dev’essere contagiosa.

“Ce l’hai un desiderio, Bookman?”.
“Un… desiderio?”.
«Sì. Tutti gli esseri umani desiderano qualcosa, persino noi Noah. Cosa desideri tu?».
«Dov’è la fregatura?».
«Nessun trucco. Mi piacerebbe saperlo, tutto qui».
«In tal caso, suppongo che vorrei essere… Lavi. Solo Lavi».
«Senza Bookman?».
«Senza Bookman».
«Nient’altro?».
«Beh, forse qualcosa ci sarebbe».
«Mh?».
«Dimmi un po’, com’è vivere in un sogno?».




Now it's clear and I know what I have to do
I must take you down there to look at them too
Hand in hand then we'll jump right into the pool
Can't you see, not just me, they want you too?

(Adesso è chiaro, so cosa devo fare
Devo portarti laggiù e farli vedere anche a te
Mano nella mano, salteremo infine dentro la piscina
Non riesci a capire che non sono solo io, loro vogliono anche te?)






«Daiji no heart sagashiteru…».
Tyki si affaccia allo stipite, osservando Road intenta a prendere il tè con Lero. Le si avvicina, posando sul tavolino una confezione di croissants alla crema appena sfornati che la mandano in visibilio.
«Sei di buon umore, ragazzina?». Lei lo guarda male, poi gli fa una linguaccia e sorride.
«Ah Tyki-pon, gli esseri umani sanno essere così prevedibili e divertenti!».




Quando Kanda si risveglia, è ancora accanto al letto di Lavi. È sudato, stanco e non riesce a credere a quello che ha appena sognato – non può e non vuole crederci perché una consapevolezza del genere è talmente assurda da accettare che non saprebbe da dove iniziare per darle poi un senso.
I suoi occhi cadono su Lavi, sull’unico occhio aperto: Lavi è sveglio, Lavi è vivo.
Lavi è pazzo, si ricorda.
Più o meno nello stesso momento in cui il sogno lascia il posto alla realtà, come l’aria sulle sue labbra sostituita rapidamente da un paio avide di baci.
Per Yuu Kanda, la follia comincia ad avere un certo senso.

[right]Oh, we'll drown together
It will be forever
Nightmares, forever calling me
Nightmares, now we rest in peace.

(Oh, annegheremo insieme
E saremo per sempre
Incubi, mi chiameranno per l’eternità
Incubi, adesso riposiamo in pace.)

 
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